Ricordando con una poesia
in galloitalico nicosiano
il maestro
Sigismondo Castrogiovanni
(recentemente scomparso 1933-2007)



Sigismondo Catrogiovanni nasce a Nicosia il 5 maggio 1933 nel quartiere di San Michele. I suoi genitori erano piccoli proprietari terrieri (massari) che per la maggior parte dell'anno risiedevano in campagna. Frequenta a Nicosia le scuole elementari e la scuola di avviamento fino al 4° ginnasio, poi, a causa della bocciatura, il padre lo porta con sè in campagna. Nel 1954 parte per il servizio militare; al ritorno riprende a studiare. Nel 1956 si sposa e nel 1957 consegue il diploma di insegnante elementare. I primi anni di insegnamento li ha prestato in Calabria, per tornare a Nicosia nel 1964.
Il maestro Castrogiovanni, convinto che lo studio del dialetto a scuola non pregiudichi l'apprendimento dell'italiano, anzi lo potenzia e lo rende più consapevole, si dedica a comporre in dialetto e a far rappresentare alcune delle sue opere ai suoi alunni.
Nel 1986 si costituisce a Nicosia il gruppo "Amici della poesia", in cui periodiocamente ognuno recita agli amici i propri componimenti sia in italiano che in dialetto.
Nel 1992 Castrogiovanni lascia l'insegnamento ma non i contatti con la scuola nè l'interesse per la poesia e per le tradizioni locali.
Notevole è la produzione letteraria:

Opere edite:

1. Sovreprasgëssö (Progetto Galloitalici, sez. letteraria, vol. II, Ed. Il Lunario, Enna 1995) definito documento linguistico e folclorico di primaria importanza ancora più che poetico. Trattasi di etnotesti in versi che danno uno spaccato assai interessante e poetico perlopiù inedito della vita e delle tradizioni di Nicosia, in parte ancora vive soprattutto tra i contadini e i "massari". In questo lavoro l'autore adotta le parole, le frasi e i costrutti più tradizionali usati nella sua famiglia e nelle famiglie contadine in genere, soprattutto nei due quartieri più conservativi, S. Maria Maggiore e San Michele.

2. "A Passiön [Ed. Il Lunario, Enna, 2003, Collana: La Sicilia lombarda I], sorta di dramma in versi diviso in quattro atti in cui sono rivissute le fasi della passione di Gesù Cristo.

Favole in dialetto nicosiano, in "L'Eredità Immateriali dei Centri Ennesi. Dalle etnofotografie di G. Rohlfs alle favole in dialetto galloitalico di Nicosia, Soprintendenza BB.CC.AA. di Enna, Il Lunario, Enna 2005.

Attendono di essere pubblicate ancora molte opere.

(poesia)

Otto novembre 1997

Ö uöitö de Novemberö L'Otto di Novembre
ma padrö me ddascià mio padre mi ha lasciato
ia sögnö ncödögnà io sono angosciato
quant’un s’ö po’ pensè. quanto ciascuno può immaginare.
Öra davera è mortö, Ora davvero è morto,primönen ghje credia, primna non ci credevo
perchë tâ massaria perchè nella masseria
öra n’ö vëdö cchjù. ora non lo vedo più.
Settà sötta ö calibsö Seduto sotto l'eucalipto
ö söö pe cöödierö al sole per stare caldo
mprontö pe recunterö pronto a raccontare
csë dô so passà. cose del suo passato.

Ö zzëpö tâ so ngiön Il ceppo nel suo angolo
söva ö so ciumazzëtö sopra il suo cuscino
che söö corcö zzeddëtö che solo qualche uccello
scömponö ö giörnö ö fa. il giorno va a visitare.

Öra a dama fuiö Ora dobbiamo correre
ö tëmpö nem l’avëma il tempo non l'abbiamo
nöë ne ne ghje settëma noi lì non ci sediamo
pe ndenë a rrepösë. per andarci a riposare.

Pà, tutë dde regordë Padre, tutte le raccomandazioni
e chëö che me nsegnastë e quello che mi hai insegnato
chëö che me cösegnastë quello che mi hai consegnato
le dà ssavè nsegnè? lo devo sapere insegnare?
A vita erö cangiada La vita è cambiata
arrasö sönö i fighjë i figli sono lontani,arrasö migghjë e migghjë lontani chilometri e chilometri;da chi le dà nsegnè? a chi li devo insegnare?
Chissà, settà tô zzëpö Chissà, seduto sul ceppo
i spettö a cömparisciö; li aspetto arrivare;a vita nen fenisciö la vita non finisce
sa un è marezzà.
se uno è amareggiato.

Sigismondo Castrogiovanni
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.... e ancora del galloitalico .........
Addio a Sperlinga
(Monologo di Giovanni)
Tratto da: “Ntra de niaötë”, scena V
di Maria Seminara da Sperlinga (En)
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Nata a Catania, e vive a Sperlinga (En). Ha conseguito la maturità classica presso il Liceo Classico "F.lli Testa" di Nicosia e la laurea in Lettere Classiche presso l'Università di Catania.
Insegna materie letterarie presso la Scuola Media Statale "D. Alighieri" di Nicosia (sez. staccata di Sperlinga). Nell'ambito dei suoi interessi culturali, una attenzione particolare è stata rivolta alle tradizioni popolari e al dialetto galloitalico per la cui conservazione e valorizzazione ha scritto diverse commedie (Ntra de niaötë, Toute le monde en boite, Ö cömpagnamëntö, Ö catuoi, A partenza, Ma che nichë e nachë ).

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Primogenito di una famiglia patriarcale della prima metà del Novecento, Giovanni, stanco della vita di stenti e di fatica che conduce, decide di partire per l'America in cerca di una vita migliore. Ma prima di partire va a rivedere le sue "cose", il suo mondo, ed eleva un canto d'addio al suo paese natio.

Stanuoite me pare ca ë stëddë ddusgene chjùssai
Forse macara dëi, me vuone saludë.
Chissà sa a Mereca ghje ne sö de göscì assai e ddusgëntë!
Stömatìn, all’aöbëta, quande ancöra nen se vedìa arma viva,
me ne ndai a defuora.
Me ddivai ë stivalöi e camminai söva l’euguazzina;
era ancöra tra lustre a scure e l’èugua dö sciume,
scörrënde menze ë pöntai, paria che me desgìa:
“Adieö Giuane, adieö".
Ndai ne staddë a taliè ë nimalëtë:
ognun era o so poste e se cöudiavëne cö sciadön.
Ma ö mia poste onda è?
Me stendighjai nterra e basgiai dda terra ch’avia pistaite tante vortë.
Era frësca, nëira e modda: ne pighjai n pugne pe pörtemela a Mereca.
Te salude rocca dö castëö, ca ca to ömbra cömpagnastë ë miei giuöghë.
Te salude Sperrënga, paise söva a rocca e nintra a rocca.

Ia me ne vaghe, ma ö mia cuore ö ddasce zà.

Maria Seminara

Traduzione:

Stasera mi sembra che le stelle brillano di più.
Forse, anche loro, mi vogliono salutare.
Chissà se in America ce ne sono così tante e brillanti!
stamattina, all'alba, quando ancora non si vedeva anima viva,
me ne sono andato in campagna.
Mi sono tolto gli stivali e ho camminato sulla rugiada;
era ancora l'alba e l'acqua del fiume,
scorrendo fra i sassi sembrava mi dicesse:
"Addio Giovanni, addio".
Sono stato nelle stalle a guardare gli animali:
ognuno era al suo posto e si riscaldavano col fiato.
Ma il mio posto dov'è?
Mi sono sdraiato per terra e ho baciato quella terra che ho calpestato tante volte.
Era fresca, nera e molle: ne ho preso un pugno per portarla in America.
Ti saluto, rocca del castello, che con la tua ombra accompagnasti i miei giochi.
Ti saluto, Sperlinga, paese sopra la roccia e dentro la roccia.
Io me ne vado, ma il mio cuore lo lascio quà.

Maria Seminara
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le due poesie sono tratte da: VIII Rassegna di poesie e prosa
in dialetto galloitalico - pagg. 34-35 e 182-183
A cura dell'Archeoclub d'Italia - sede di Sperlinga (En)
19 agosto 2006 - Edizioni NovaGraf, Assoro (En)